Il sagrato delle Pievi
Le pievi di Bologna acquisirono con la conquista di questi territori da parte dei Franchi intorno al X secolo, oltre ai diritti già ottenuti di riscossione delle decime, di battesimo e di sepoltura, altre importanti prerogative di carattere pubblico-civile, come ad esempio il diritto di rogare atti pubblici e l’usum bonum de plebe, in virtù del quale agli affittuari di beni agrari della pieve era vietato vendere ad altre pievi.
In questo contesto nella maggior parte dei centri rurali la pieve si pone come centro esclusivo della vita comunitaria non solo ecclesiastica ma anche pubblica.
La pieve infatti costituiva il luogo di raduno per le comuni manifestazioni religiose, sacramentali e liturgiche, ma era anche la sede di coordinamento e di riferimento capillare per l'organizzazione pubblica, fiscale, giudiziaria e militare. Nel capitolo della chiesa battesimale si riunivano le assemblee che dovevano assumere decisioni solenni di carattere politico-amministrativo; il sagrato della chiesa diventava punto d'incontro per transazioni e negozi giuridici, come indica la presenza in molte pievi di una pertica, l'unità di misura lineare che, apposta sotto il portico della chiesa, garantiva l'autenticità dei contratti agrari, contratti che spesso venivano rogati in loco in quanto la pieve godeva in molti casi di uno jus rogarteli esercitato da un suo notaio; ancora il sagrato era il luogo di mercato, di solito con cadenze settimanali o in occasione della festività del santo patrono.